Per risolvere piccole patologie quotidiane, talvolta, non è necessario ricorrere a farmaci o soluzioni che potrebbero risultare invasive. Ed ecco, quindi, che in quest’ottica nasce la cosiddetta medicina olistica, una branca che di anno in anno cresce e si amplia. In tale contesto si inserisce la riflessologia plantare, che – come suggerisce il nome – si concentra sui piedi, una delle zone più delicate del nostro corpo a causa del sovraccarico al quale sono costantemente sottoposti.
Riflessologia plantare: che cos’è e com’è nata
In qualità di pratica della medicina alternativa, la riflessologia plantare prevede sia massaggio che pressione, o meglio, digitopressione della pianta dei piedi al fine di alleviare alcuni disturbi. Tale pratica si basa sul presupposto che alle zone del piede corrispondano certi organi, articolazioni o strutture nervose; per cui andando a stimolare una determinata area si potranno avvertire dei benefici su altre parti del corpo. Nei piedi, infatti, sono presenti oltre 7.000 terminazioni nervose, le quali, se vengono adeguatamente stimolate, sono in grado di inviare degli input al cervello, che a loro volta si riversano sugli organi.
La riflessologia plantare affonda le proprie radici su conoscenze secolari, tramandate da anni in anni. Si ritiene che possa risalire alle antiche popolazioni orientali, anche se alcuni documenti scritti testimoniano che la pratica era diffusa nelle popolazioni precolombiane. Poi agli inizi del Novecento fu il medico americano William Fitzgerald a studiare le varie zone del piede e a teorizzare la teoria “zonale”. All’incirca sempre in quegli anni, sempre in America, la fisioterapista Eunice Ingham ha approfondito gli studi fino ad essere considerata la fondatrice della riflessoterapia moderna.
In tal senso è importante menzionare anche lo studio condotto da due italiani, il neurologo Giuseppe Calligaris e il dottor Nicola Gentile, che negli anni Trenta del Novecento furono i pionieri in Italia di questa pratica.
Come si svolge una seduta di riflessologia plantare?
Le sedute di digitopressione durano circa 45 minuti, anche se il tempo complessivo della terapia si allunga per la fase del pre-trattamento. La riflessologia plantare è infatti suddivisa in quattro parti. Vediamole tutte. Innanzitutto si parte dalla conoscenza del cliente: è fondamentale raccogliere il maggior numero di informazioni per stabilire il grado e la natura del suo dolore; soltanto così si potrà agire tempestivamente e nel modo migliore possibile.
Poi si passa all’osservazione del suo modo di muoversi, di camminare e della sua postura. Successivamente si ricercano tutti i punti di dolore per poter identificare, quindi, le zone da trattare. Infine si passa al trattamento vero e proprio, quindi alla tecnica di digitopressione per riequilibrare il benessere generale di tutto il corpo. Nello specifico, sappiamo che gli alluci corrispondono alle tempie e all’ipofisi; la base dell’alluce ai polmoni e bronchi; la zona laterale esterna del piede coincide alla cervicale; quella centrale con organi come milza, pancreas, reni, stomaco e vescica; il tallone invece all’intestino, mentre la zona tra le dita è collegata ai dotti linfatici.
I benefici della riflessologia plantare
Oltre alla piacevole sensazione di rilassamento generale, la riflessologia plantare – tramite la digitopressione – apporta numerosi benefici al corpo umano per intero e allevia quei fastidi derivanti da diverse patologie. Tra queste compaiono l’asma e le infezioni alle vie respiratorie, ma anche l’emicrania e il dolore cronico, la cattiva digestione e gastrite, colite, stitichezza, ma anche il dolore alla schiena, sciatica, cervicale e dolori articolari. Essa favorisce il riequilibrio energetico del corpo, migliora la circolazione sanguigna e quella linfatica, favorendo la purificazione dei fluidi.
È chiaro che per alleviare la sensazione di dolore localizzata non basta una sola seduta, anche se già dai primi trattamenti si iniziano ad intravedere ottimi risultati. Sono sempre più persone che ricorrono a questa tecnica (sia come trattamento principale sia abbinata ad altri) poiché non è invasiva e non provoca nessun tipo di dolore al cliente.
Come si diventa un riflessologo plantare?
Scopriamolo insieme con il fondatore di Massfullness, Luigi Leva.
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